Blues. Autoritratti “minori”

40,00 

Formato: 210 x 280 mm
Pagine: 80
Carta: Arena Natural Rough
Lingua: Italiano
Brossura: Otabind
Stampa: digitale 4+4

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Descrizione

Blues. Autoritratti “minori”

Mio padre confuso tra le righe blu del divano di casa, con la sua chitarra color miele sottobraccio, completamente assorto e immerso in semitoni e giri armonici. Io, ragazzina, rapita da quella musica che glissava il suono in tonalità minori, soffuse, fuori corda. Il Blues è la musica che suonava e ascoltava sempre mio padre, già molto prima di questo ricordo mai sbiadito nella memoria. Blues da “to feel blue”: in inglese essere malinconici, sentirsi blue. La malinconia è un sentimento contemplativo, dai confini labili, impossibili da decifrare. La sua identità suggerisce – non definisce mai – sensazioni destinate a restare vaghe, sfumate, ovattate. E per questo costringe a interrogarsi, a porsi delle domande. La malinconia ha probabilmente radici profonde in me, dai tempi di quel divano, ma è stato solo grazie alla fotografia che sono riuscita a osservarmi attraverso il filtro blu del sentimento malinconico. Questo libro, dal titolo forse anche ovvio, Blues, custodisce il percorso d’indagine e scoperta che ho sviluppato negli ultimi cinque anni in autoritratti e riflessioni personali ma, è la mia speranza, mai autoreferenziali. Buon viaggio

Informazioni aggiuntive

Giorgibel

è nata e cresciuta in un piccolo paese della provincia di Bologna, nell’Appennino Tosco emiliaono. Fin da piccola mostra interesse nelle discipline artistiche e crescendo inizia il suo percorso con la pittura, con la quale realizzerà diversi lavori su commissione. Si avvicina successivamente da autodidatta al mondo della grafica. Nel 2012 frequenta un corso per apprendere le nozioni base della fotografia, scoprendo in essa la sua più congeniale dimensione artistica. Molto legata al suo territorio, Giorgia comincia a fotografare le bellezze dei luoghi che l’hanno vista crescere e dal 2017, spinta dall’esigenza di esprimere il suo universo interiore, inizia a fotografarsi. L’ambiente che la circonda è co-protagonista della scena insieme a lei e strumento per descrivere la sua sfera emotiva. Le sue foto non sono mai studiate e pensate in anticipo, ma bensì frutto della parte più intima e istintiva di sé. Comincia così un viaggio nell’ inconscio alla scoperta della propria identità. Giorgia utilizza l’autoritratto per vedersi, guarirsi, cercarsi, senza mai svelare il suo volto. Una strada per tornare là dove tutto è cominciato, o finito. Il punto che l’ha resa ciò che è diventata. Una terapia, la cura.