Descrizione
Omote Ura
Quando a casa di mia nonna paterna arrivava mia zia Yuko, che tornava da Tokyo, portava sempre piccoli doni. Da bambina ricordo l’odore che fuoriusciva da quelle scatole quando venivano aperte, così diverso dagli odori a cui ero abituata. Si dice che quando si entra in casa propria non si riesce a riconoscere il proprio odore, al contrario si riesce a distinguere perfettamente l’odore quando si entra nelle case degli altri. Solo dopo un lungo viaggio, l’odore di casa ci sembra addirittura nuovo. Da sempre il Giappone ha significato per me una seconda casa. Camminando per le strade nel mio primo viaggio a Tokyo, le immagini presenti sfumavano con quelle della memoria. L’unione fra il mondo esteriore e interiore formava una sorta di legame tra esperienze e luoghi, come se quello stesso cammino fosse già stata percorso. Il progetto Omote Ura, tradotto in maniera semplificativa, significa “fuori e dentro”. Due parole fondamentali che si usano per identificare il principio della cultura giapponese. Infatti “Omote” si riferisce al rapporto col mondo esterno e quale determinato comportamento assumere nella società. “Ura” indica invece la sfera intima e privata di una persona. Inserendomi sulla soglia fra questi due mondi, ho ricercato similitudini e differenze di un paese a me straniero, ma che sento da sempre così familiare. C’erano momenti in cui avveniva una profonda connessione con ciò che vedevo e sentivo in un determinate momento e spazio. Vivendo in un periodo storico globalizzato, diventa abituale non tanto riconoscersi in un luogo, ma nel sentimento comune che ognuno di noi attribuisce all’idea di casa attraverso una precisa atmosfera.